Consulenza nutrizionale
È un servizio di cura che promuove l’apprendimento di regole comportamentali che vanno al di là della sola dieta. Esso punta ad aprire a nuovi orizzonti di benessere grazie a un migliore stile di vita alimentare.
Siamo continuamente bombardati da messaggi concernenti l’alimentazione, messaggi spesso contraddittori, che confondono invece di orientarci verso una corretta alimentazione. Quali sono i cibi tossici? Quali gli stili alimentari più adeguati e salutari?
La facilità con cui oggi possiamo accedere a informazioni di questo tipo è direttamente proporzionale all’inflazione di alcuni concetti concernenti l’alimentazione, concetti che stanno perdendo di significato: si sente tutto e il contrario di tutto!
La vastità delle informazioni con le quali possiamo confrontarci rende difficile, per certi versi impossibile distinguere quali informazioni sono corrette e quali no, e sempre di più si riscontrano patologie alimentari generate proprio da una cattiva informazione che tenta di fare a meno dei professionisti specializzati.
La maggiore conoscenza degli alimenti, la maggiore consapevolezza del proprio benessere associato ad essi insieme alla consulenza di un Consulente nutrizionista favorisce senza dubbi un rapporto più sano con il cibo, con il proprio corpo e con gli altri.
La consulenza nutrizionale è utile per:
- problemi di sovrappeso, sottopeso
- patologie concernenti i trigliceridi, il colesterolo, celiachia, ipertensione, iperglicemia, colon irritabile, intolleranze alimentari, pazienti oncologici
- periodi specifici della vita in cui è opportuno uno stile alimentare progettato da uno specialista, allattamento, gravidanza, infortuni…
- per sportivi che voglio migliorare le loro performance anche grazie ad una corretta alimentazione
- per chi ha deciso di seguire una dieta vegetariana o vegana
- chi vuole essere guidato nella scelta degli integratori adeguati per i vari programmi alimentari
Psicoterapia dei disturbi alimentari
Il cibo in alcuni casi può diventare un pensiero assillante. Può essere ostinatamente rifiutato o desiderato in modo incontrollabile, oppure, dopo averlo mangiato, prende il sopravvento la spinta a volersene liberare, attraverso delle condotte di evacuazione, per altro dannose alla salute.
Il rapporto con il cibo può declinarsi in condotte ritualistiche o ossessive che causano disagio e preoccupazione.
Anche se i disturbi alimentari sorgono come una forma di disagio del corpo in realtà ci indicano una condizione di malessere psichico. Secondo le più attuali osservazioni epidemiologiche, infatti, nel mondo occidentale i disordini del comportamento alimentare sarebbero in considerevole e costante aumento.
L’età di insorgenza del disturbo del comportamento alimentare è calcolata in genere tra i 14 e i 18 anni con una certa prevalenza femminile.
In generale si parla di disturbo del comportamento alimentare quando sono presenti comportamenti scorretti verso il cibo, le cause sono multiple e in genere non vi è eziologia organica tranne in rari casi di alterato metabolismo. I fattori in gioco sono di tipo familiare (abitudini di vita, aspetti relazionali ecc.), individuale (carattere, maturità, autostima ecc.) e socioculturale.
Nonostante si continui a parlare di anoressia e bulimia in termini di due distinte patologie del comportamento alimentare, e questo soprattutto per esigenze di tipo classificatorio, oggi sempre più autori concordano nel considerare più attuale l’ipotesi del continuum, preferendo parlare di Sindrome Anoressico-Bulimica, inquadrando così i disturbi alimentari in una categoria nosografica globale, cui è sottesa una comune posizione psicodinamica, sebbene con forme di espressione individuale molto diverse.
Sulla base dei dati osservati, risulta infatti come molte pazienti presentino una commistione delle due forme, all’origine delle quali si rileva la stesso identico terrore di ingrassare.
Tra le differenze, laddove i due disturbi non coesistano, è importante invece rilevare che, se da un lato il disturbo anoressico si presenta in genere come egosintonico, accettato dunque e anche esibito, dall’altro il disturbo bulimico e vissuto più frequentemente come un impulso rifiutato ed irrefrenabile che comporta spesso un forte sentimento di vergogna.
L’anoressia probabilmente proprio per le più rapide ed evidenti conseguenze sul piano psicofisico e socio-familiare, fin troppo strettamente correlata alla nostra attuale cultura occidentale, consumistica ed edonistica, e maggiormente in grado di evocare in chi l’osserva fantasmi spaventosi di morte.
Sono persone che assumono un atteggiamento inflessibile e totalizzante con la dieta. L’anoressia emerge generalmente in età adolescenziale quando il giovane inizia a fare i conti con i cambiamenti del corpo. La nuova immagine restituita dallo specchio fa fatica ad essere accettata e ci si sente esposti allo sguardo dell’altro. In questi casi parliamo di anoressia.
Altri soggetti assumono un atteggiamento apparentemente ipersalutista attraverso un’alimentazione molto restrittiva e rigida dove invece che l’estetica del corpo o la salute fisica, il vero fine è il rispetto della regola stessa. In questo caso parliamo di ortoressia.
Abbiamo poi soggetti che si alimentano in modo incontrollato, ripetutamente, in quantità superiori al reale fabbisogno calorico; in questi casi possiamo avere stili iperfagici, dove si alternano cicli di alimentazione dove ci si abbuffa a cicli di alimentazione ordinata, in quesi casi parliamo di binge eating. I Binge Eatig Disorders si manifestano come periodi di incontrollata, impulsiva e continua sovralimentazione protratta fino al punto di estrema saturazione fisica. Si differenziano dai disturbi bulimici, in quanto non prevedono l’attuazione di metodi di evacuazione fisica ( vomito autoindotto, uso di lassativi ecc… ), ma possono seguire digiuni o tentativi di dieta. Spesso sono preceduti da sentimenti di solitudine e malinconia, mentre dopo l’abbuffata sono frequenti vissuti di vergogna e auto-denigrazione.
Abbiamo poi soggetti, in prevalenza uomini, che sono ossessionati dalla loro immagine corporea che deve essere perfetta e allo stesso tempo terrorizzati dalla possibilità di poter perdere quella forma fisica perfetta: diete molto severe e spesso squilibrate, cicli di allenamento disumani, uso incontrollato di integratori alimentari o nei casi più gravi, di sostanze dopanti. In questi casi parliamo di vigoressia o bigoressia.
Abbiamo poi anche fenomeni di rifiuto di cibo, associati a volte ad altri sintomi (problemi di sonno, ritardi dello sviluppo, vomito…). Spesso questi episodi si ripetono per molto tempo e risultano incomprensibili per i genitori che possono sconfortarsi e sentirsi angosciati.
Il servizio offre la possibilità, grazie al lavoro sinergico tra lo psicoterapeuta e il nutrizionista:
– Consulenza psicologica
– Interventi psicoterapeutici
– Supporto psicologico o psicoterapeutico familiare